Le parole che aiutano

Una sintesi delle attività

Il gruppo è operativo al Vicenza Time Café del 4 marzo 2022.

Otto sono i suoi componenti: Evelina ( facilitatore), Fiorella, Antonietta, Carla, Carina, Magda, Annalisa, Michela; da una settimana si è aggiunte Francesca Piccoli.

Un componente onorario, Alfeo Foletto, ci legge in chat.

Gli incontri sono stati 12, ci troviamo il Venerdì alle ore 10:00.

Il primo incontro ha messo a confronto le aspettative dei componenti il gruppo: se le mie aspettative sono state illustrate nel verbale al Cantiere del 2 Marzo, bisogna aggiornarle:  il progetto è ora più ampio e articolato.

La proposta iniziale era caratterizzata dal desiderio di dare attenzione al “dolore” pregresso, quei conflitti e quel disagio che hanno già trovato una sistemazione, ma che se sono raccontati ci si guadagna in rielaborazione e consapevolezza. E in serenità per chi li racconta.

Come dire: “Potrei bastarmi, ma un interlocutore mi può aiutare: le parole per me

In gruppo è stata considera l’esperienza della parola offerta a un altro, la parola messa in comune, da chi ha più esperienza, a chi è impreparato ad affrontare un disagio. È l’esperienza frequente nel  lavoro con persone e  situazioni fragili. Di chi impara, lavorando, a cogliere, prevedere, riconoscere  il dolore altrui.  “Le parole per te”

Da dilettanti pieni di buona volontà ci siamo detti che quanto abbiamo imparato dall’ esperienza personale (la più diversa) può essere usato per facilitare il passaggio alla comunicazione e al racconto del dolore/disagio. E che il racconto può essere liberazione, offerta di aiuto, suggerimenti.

L’esperienza del ViTC ci dice che le parole sono importanti, ma che qualche volta sono usate in modo più confuso e disordinato di altre: per capire di che cosa si tratta c’è bisogno di porsi almeno un domanda: è in atto un cambiamento? Forse da lì bisogna ripartire. Altre volte le difficoltà rimandano al fidarsi: ci siamo dette che la fiducia è veicolata dall’ascolto. Delle diversità, delle sfumature.

Dobbiamo usare parole forti, oneste, quelle che nascono dalle emozioni sincere.

Le chiamo “ le parole, se vuoi”

Abbiamo anche riflettuto sulla complessità e sull’utilità di utilizzare strumenti adeguati a un progetto comunicativo elaborato, per es. uno spettacolo, perché no?

“Parole per noi”.

E questi sono diventati gli obiettivi operativi del gruppo.

(a cura di Evelina Bianchi)