Buone nuove dal coro del ViTC

Il coro del VITC, diretto da Luciano Zanonato

Due momenti importanti e ben riusciti hanno caratterizzato negli ultimi tempi il coro del Vicenza Time Café; due concerti, diversi per musicalità e tematica ma ugualmente coinvolgenti e apprezzati dal pubblico:

  • Il 25 aprile a Sarcedo, su invito dell’Amministrazione Comunale, FESTA D’APRILE, Le canzoni della Resistenza;
  •  il 13 maggio alla Vecchia Filanda di Sovizzo SIAM VENUTI A CANTAR MAGGIO promosso insieme all’Associazione Socioculturale Filandart.

Commovente, quasi struggente ma anche capace di comunicare dignità e forza, il concerto sulla Resistenza ha fatto rivivere canzoni e immagini della guerra di Liberazione. Il dramma (purtroppo in questi giorni molto attuale) della guerra, la morte dei 300 partigiani sul monte Grappa, inutilmente sacrificati (“La lor vita non torna più”). Ma pure la fierezza di uomini e donne che rischiano la vita e spesso muoiono, da persone libere che cercano e vogliono un mondo più giusto e, se pur con le loro scarpe rotte, sanno mettere un passo davanti all’altro (“scarpe rotte eppur bisogna andar”) verso un domani migliore. Fino alla liberatoria “Festa d’Aprile” e a “Bella Ciao” canzone finale, cantata con gioia e tanta partecipazione anche dal pubblico.

Rimane dentro, molto forte il ritornello della canzone “Vigliacco Mussolini” con le parole di Luigi Meneghello che rappresentano davvero un monito, quasi un imperativo che potrebbe guidarci in questi giorni bui: “Nostra Patria è il mondo intero, nostra legge la libertà, solo il pensiero salva l’umanità”.

In una bella serata di primavera l’armonia, l’allegria ma anche l’irriverenza e la poesia si sono alternate nelle canzoni proposte alla Vecchia Filanda.  Nel mondo contadino, scandito dal calendario agricolo dopo la “morte” invernale, si festeggia il risveglio della terra che ritorna ad essere produttiva. Come una rinascita che inevitabilmente contagia anche le persone. La rinascita della terra e la fertilità di uomini e donne erano strettamente connesse.

I canti presentati sono di varia provenienza: dal Ciamar marzo vicentino alla questua delle uova, piemontese ed emiliana, ai maggi dell’appennino ligure e tosco-emiliano.

 Tutti hanno narrato il risveglio della terra dopo l’inverno, la fioritura, le tradizioni che caratterizzano la vita degli uomini e delle donne in quella stagione così radiosa e fertile. Tante le immagini portate dalla musica e dai testi: le ceste piene di uova, la madonna cimbra che cerca il figlio suo in terra straniera, la sposa che è nel campo a coglier fiori, la fioritura delle rose, la rondinella che cerca il posto giusto per il suo nido e l’usignolo che canta notte e giorno.   Il mondo che si riempie di allegrezza e di speranza, perché il risveglio della terra è anche il nostro risveglio, il trovare dentro di noi nuovi sorrisi, nuove energie, la voglia di rimetterci in cammino verso qualcosa che ancora non sappiamo ma di cui abbiamo bisogno.

Hanno vivacizzato la serata pentole, coperchi, barattoli, campanacci vari che si sono presi la scena per sottolineare alcuni passaggi speciali, con grande divertimento di chi li suonava. E ancora il flauto, la cornamusa e le percussioni, aggiunti alla fisarmonica e alla chitarra hanno creato una atmosfera quasi magica che ha stretto in un grande abbraccio il pubblico e il coro.

Mariangela Santini